La menomazione di Garrincha, l’uomo che aveva terzini e folle ai suoi piedi

Maradona ha raramente conosciuto il peso forma. Problemi con la linea li hanno avuti anche i sommi Puskas e Kubala, che vien spesso dimenticato, vittima di una strana forma di damnatio memoriae. Kopa, il Napoleone del calcio, era alto (o basso?) come Giovinco.
E Castro, l’uomo che diede la vittoria all’Uruguay nel primo mondiale, non aveva una mano per via di un incidente in segheria.

Ma si può giocare con una gamba più corta dell’altra? Certo che no, direte.

Eppure è successo, e a farlo non è stato un mestierante di categoria, ma l’uomo che contendeva a O’Rey Pelè il titolo di miglior calciatore carioca degli anni ’50 e ’60: Manoel Francisco dos Santos, in arte Garrincha, anche se più che nome d’arte era un soprannome datogli perché sin da bambino era minuto e aveva una vaga somiglianza con la Garrincha, un uccellino che era solito cacciare da bambino.

Già, perché non nacque bene Garrincha, né per natali né per costituzione. Il padre aveva per avi gli indios chiamata Fulniô, stanziale nella zona dell’Alagoas; la madre era una mulatta originaria di Recife, nello stato di Pernambuco.

Non ebbe buoni natali per lignaggio, ma anche il suo dna non doveva essere del tutto puro dal momento che era affetto da un leggero strabismo, il ginocchio destro fu affetto da varismo mentre il sinistro da valgismo.
Ma questo è ancora niente.
Garrincha aveva la spina dorsale deformata e il bacino sbilanciato, il tutto si traduceva in una differenza di sei centimetri di differenza in lunghezza tra le gambe.

Uno così di solito fatica a camminare.

garrincha3Garrincha scelse di incantare le folle.
Tutti malanni, tutte le indigenze della vita non gli impedirono di avere ai suoi piedi terzini ebbri di finte e deliranti folle oceaniche.

Amato più ancora di Pelè dal popolo, è universalmente considerato come uno dei miglior dribblatori di tutti i tempi.

Ingannava i difensori con la sua peculiare finta dinoccolata per poi mandare in gol gli avanti.

Nel grande Brasile di Pelè e Nilton Santos “A enciclopedia”, del bomber Vavà e di grande terzino Djalma Santos, del geometra Didi e della formica Zagallo lui era il grimaldello che scardinava le difese per aprire agli altri la strada del gol. Ma segnava anche Garricha. Quando ai mondiali cileni del 1962 il Brasile si trovò a fare a meno di Pelè, Garricha si caricò la squadra sulle spalle e la portò al bis mondiale, laureandosi, insieme ad altri è bene dirlo, bomber principe del mondiale.

Garricha è la prova vivente che una menomazione ad una gamba non inficia affatto il praticare ad altissimo livello uno sport nel quale le gambe sono eccome importanti.

Garrincha nasceva (forse) il 28 Ottobre del 1933.
80 anni dopo, vogliamo omaggiare chi ha avuto la ventura e la gioia di regalare un sorriso a milioni di persone.

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