Rapporto tra atleti vincenti e arbitri!

Il rapporto tra un atleta e l’arbitro è fondamentale al fine del risultato della gara. L’arbitro è un essere umano e come tale può sbagliare.  Purtroppo, però, si pensa che non possa sbagliare mai e a giudicarlo ci sono sempre persone di parte, tra atleti, allenatori, dirigenti e tifosi.

Imparare ad instaurare un corretto comportamento con l’arbitro facilita l’atleta ad avere il giusto atteggiamento mentale durante la gara. Infatti, generalmente, succede che l’atleta si sente deturpato, in alcuni momenti della gara, di una o più decisioni arbitrali e scatta dentro se un sentimento di vivere un’ingiustizia. In questi casi lo sportivo spreca moltissime energie mentali per gestire questa emozione improduttiva e abbassa inesorabilmente le sue prestazioni. Nel caso di sport di squadra questo effetto è decisamente più pericoloso.

Quando, invece, il rapporto con l’arbitro è maturo e propositivo, l’atleta riesce a concentrarsi solo sulla propria prestazione.

Ma come si fa a gestire correttamente il rapporto con l’arbitro?

Voglio prima delineare lo scenario ideale:

  • Comunicazione civile e corretta con l’arbitro.
  • Accettare le decisioni, concentrandosi istantaneamente sull’azione successiva.
  • Essere consapevole che l’arbitro può sbagliare e che alla fine della partita, e sicuramente a fine campionato, i vantaggi e gli svantaggi si compensano.
  • Saper azzerare istantaneamente il livello di rabbia e frustrazione creato dopo una decisione dubbia o palesemente a sfavore.

Per riuscire a mantenere un atteggiamento del genere, bisogna sviluppare un’eccellente maturità sportiva e un’eccellente autostima come atleta. I vincenti pensano che aldilà dell’arbitraggio riusciranno a giocare al meglio per vincere al propria gara.

Purtroppo, soprattutto nel calcio e negli sport dove i giudici devono dare una votazione, si vedono spessissimo casi di litigi con gli arbitri, cartelli gialli e rossi per proteste, eccetera. Le ragioni sono molteplici:

  1. Non sempre gli arbitraggi sono all’altezza della situazione. Io sono a favore dell’inserimento della tecnologia, perchè rendere uno sport il più equo e giusto possibile permette di viverlo serenamente e permette anche ai giovani di sviluppare quella fiducia nei controlli e nei controllori che è fondamentale per sviluppare una mentalità vincente.
    Purtroppo, a volte, gli errori commessi da arbitri non sono neanche in buona fede, e questo ha contribuito a creare diffidenza tra gli atleti e la classe arbitrale.
  2. Gli atleti non gareggiano sereni e sicuri di se. Spesso l’insicurezza e la paura di non raggiungere il risultato sperato, porta l’atleta a vedere l’arbitro come un nemico che è li per svantaggiarlo. Spesso questo atteggiamento denota una mancanza di autostima.
  3. Eccessiva cultura dell’alibi. L’alibi più gettonato nello sport è dare la colpa della propria sconfitta all’arbitro. Questo è il peggiore atteggiamento possibile. Anche quando l’arbitraggio non è stato all’altezza e quando l’arbitro ha oggettivamente svantaggiato l’atleta, dargli la colpa della sconfitta sortisce alcuni effetti davvero negativi:
    A) Nasce una sensazione di essere stato derubato di qualcosa e essere stato vittima di un’ingiustizia. Che protraendosi nelle gare successive condiziona l’atteggiamento dell’atleta.
    B) Non fa concentrare l’atleta sul giusto feedback della gara. Lavoro fondamentale per crescere e migliorare

Per concludere il modo migliore per gestire il rapporto con l’arbitro è lavorare su se stessi ( nel caso di sport individuali ) e sull’identità di squadra ( sport di squadra ).

I Vincenti pensano a vincere qualsiasi sia la situazione esterna. Qualsiasi sia il livello arbitrale il vincente o la squadra vincente si concentra nel trovare soluzioni per vincere. Si può anche arrabbiare momentaneamente ma è straordinariamente bravo ad azzerare quel tipo di emozione e rifocalizzarsi sulle azioni da fare per vincere.

Un fattore importante per la prestazione è anche la capacità di interazione con l’arbitro. Infatti, protestare a prescindere, e non comportarsi correttamente ( tipo un tuffo in area di rigore, alzare la mano per dire che è fuori quando è palesemente dell’avversario,  negare l’evidenza, ecc…) rischia di compromettere l’atteggiamento dell’arbitro nelle decisioni successive.

Invece gli atleti che si comportano bene, che sono onesti nelle contese e che non protestano a prescindere sono quelli più ascoltati, nei momenti di dubbio, dai direttori di gara.

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